di Marco Spinelli
fonte:fcinternews.it
Uno è il tassello mancante, quell'elemento che José Mourinho ha voluto con grande insistenza perché senza di lui il mosaico della sua seconda Inter non poteva dirsi completo; l'altro è stato eletto con consenso pressoché unanime come il colpo dell'estate, l'elemento la cui innata classe dovrà rappresentare per la Juve l'addizione decisiva per compiere il fatidico salto di qualità. Entrambi trequartisti, pressoché coetanei (solo otto mesi di differenza tra i due), Wesley Sneijder e Diego Ribas da Cunha sono sbarcati in Italia per dare vita ad una sorta di "sfida nella sfida" in quello che è preannunciato da tempo come il duello sul quale, non escludendo a priori eventuali outsider, si reggeranno le sorti del campionato. Il loro compito tendenzialmente è lo stesso: quello di accendere la luce lì in avanti, fornire l'assist vincente, magari, perché no, ritagliandosi anche una propria quota gol, e in questo entrambi si sono portati avanti: Diego con la doppietta alla Roma, Sneijder col tiro da tre punti che è valso la vittoria dell'Inter sull'Udinese.
In attesa di vederli l'uno contro l'altro sul campo, proviamo a dare un piccolo assaggio di questo "testa-a-testa", spiegando in cosa si possono accomunare e in cosa, invece, si distinguono. Un tratto in comune è indubbiamente l'abilità nei calci piazzati: entrambi infatti risultano particolarmente pericolosi nei tiri da fermo, anche se nessuno dei due, per il momento, ha finora timbrato il cartellino sfruttando questa caratteristica. In questo, comunque, possono essere giudicati, almeno sulla carta, alla pari, così come sul piano della capacità, ottima in entrambi, di creare improvvisi capovolgimenti di fronte con le proprie accelerazioni. Diego, però, si fa preferire a Sneijder per quello che riguarda la visione del gioco e la tecnica: il brasiliano è elemento elegante e raffinato, ed è capace di ubriacare anche più di un avversario alla volta coi suoi dribbling. Sneijder, invece, è più giocatore che va, per così dire, "a testa bassa", predilige la potenza e la concretezza, sulla falsariga di Lothar Matthaeus. Il tulipano, però, rispetto al brasiliano ha un'arma in più: l'eclettismo.
Sneijder, lo ricordiamo, nasce infatti come centrocampista arretrato, e solo dopo il passaggio al Real Madrid si è visto spostato sulla trequarti. Non è un fantasista nato, non ha la creatività e la fantasia di Diego, che più dell'olandese è in grado di trovare quando meno te lo aspetti il guizzo che può decidere un match, ma sul piano della costanza di rendimento e dell'ordine del gioco, Sneijder è forse in vantaggio rispetto al suo concorrente, che invece in questa prima fase di campionato ha denotato un po' di alti e bassi, passando dalla spettacolare gara contro la Roma alla deludente performance di Palermo; alti e bassi dovuti ad una forma ancora non al 100% anche a causa di qualche problema fisico. Ma c'è senz'altro un ulteriore punto in comune tra i due, che forse non si è sottolineato a dovere: entrambi, infatti, molto probabilmente il loro meglio lo devono ancora mostrare. Appena entreranno a pieno regime nei motori delle due squadre, allora sarà lì che ne vedremo davvero delle belle...