di Marco Spinelli
fonte L'arena
E adesso, tocca al Chievo. Già, bel colpo, vien da dire. Il Milan che imbocca la strada maestra, arriva al Bentegodi carico di adrenalina. All'inferno fino a domenica sera, poi, in tre giorni, la rimonta sulla Roma e il blitz del Santiago Bernabeu. Il morale è alle stelle, sarà dura per il Chievo. Lo spiega Pirlo, uno dgli uomini simbolo della rinascita. Il suo gol ha dato il via alla vera partita tra Real e Milan. “Questa partita è arrivata in un momento decisivo della nostra stagione” ha detto Pirlo. “Aver vinto domenica sera in rimonta contro la Roma ci ha consentito di andare a Madrid per cercare di vincere. Ci siamo riusciti facendo leva sul gioco. Del resto queste sono le nostre partite e l'abbiamo dimostrato”
La sua invenzione da trenta metri, però, è stata cruciale. “I miei compagni mi dicono sempre di provare più spesso, ogni tanto lo faccio, ma so bene che dovrei farlo di più”. Pirlo ha parlato anche di Kakà. “Ritrovarlo è stato bello, però è stato bello soprattutto batterlo. Ricky ormai è là, è contento e a noi fa sinceramente piacere, ma adesso facciamo la nostra strada”. E domenica sera c'è il Chievo, fuori casa. “Dobbiamo andare in campo con le stesse motivazioni di Madrid. Lo sapevamo che soprattutto all'inizio della stagione avremmo avuto delle difficoltà, però il nostro gruppo, la società e l'allenatore siamo sempre rimasti tutti insieme, tutti vicini, convinti di poter fare bene”
Il Chievo è avvertito. Perchè il Real ha segnato la svolta anche per uno dei big. Spesso criticato, bocciato dalla critica, Ronaldinho s'è preso la rivincita nella partita più difficile. “Siamo rientrati felici dalla Spagna, anche se non abbiamo dormito molto” ha detto. “Sono felice per aver vinto a Madrid ed aver permesso questo nuovo record al Milan. È un risultato importantissimo per proseguire bene in Champions, sono tre punti fondamentali. Certo, non siamo qualificati, ma ci siamo messi bene, adesso abbiamo due gare in casa, difficili ma in casa, tra i nostri tifosi, per questo i tre punti di ieri sono importanti. Non saprei dire quale è stato il momento più difficile vissuto dalla squadra, penso che abbiamo fatto bene a larghi tratti, forse l'errore di Dida ci ha stimolati a fare meglio per evitare che poi tutti se la prendessero con lui”
L'erroraccio del portiere milanista ha rischiato di compromettere la serata, ma Ronaldinho difende il suo portiere. “Quando un compagno sbaglia, il compito di un amico è quello di difenderlo. Spero che lui possa tornare a parare ad ottimi livelli come poi ha fatto nel secondo tempo”. Il coraggio di Leonardo di schierare una squadra molto offensiva, alla fine ha pagato; adesso Dinho spera che si possa continuare su questa strada. “Possiamo giocare tanti davanti e si è visto nel secondo tempo con la Roma e contro il Real. Dopo due gare abbiamo dimostrato che possiamo farlo, adesso però dobbiamo continuare a fare bene. Io mi sento bene quando gioco, largo a destra o largo a sinistra m'importa poco. La verità è che è tornato un Ronaldinho felice e quando è così posso giocare dovunque. A tanti che hanno detto tante cose su di me posso dire che devo parlare poco, ma lavorare e dimostrare tutto. Io ex giocatore come hanno detto e scritto? Anche questo mi serve da motivazione per fare meglio, la mia risposta è questa e cioè fare del mio meglio. Mi hanno sempre detto che i grandi devono dimostrarlo nelle grandi gare....”. Gli obiettivi da raggiungere con la maglia del Milan sono chiari: “Io sono venuto qui per aiutare il Milan a tornare in Champions e vincere, la prima parte è passata, adesso mi sento un giocatore importante al Milan e voglio far tornare il Milan a vincere qualcosa di importante. Leonardo? Sa bene come si gioca questo tipo di gara, sa leggerle bene queste partite”
Quanto alla Nazionale verdeoro e sulla sua voglia di riconquistarla. Tutto passa da quello che farà con il Milan, anche se Ronaldinho afferma di voler pensare solo i chiave rossonera. “Non penso ad altro se non al Milan”. A cominciare dal Bentegodi, prossima fermata del Diavolo Real. La prima volta in serie A non si scorda mai. Riccioli d'oro quel giorno era stato angelo e demone. Un gol contro il Diavolo. Poi l'espulsione per somma di ammonizioni. Fabio Moro aveva vissuto così la sua domenica bestiale. Lacrime di gioia. Pensieri di rabbia. E' il 7 aprile 2002. E' il primo Chievo di Delneri. Quello che vola, vola e non lo prendi più. Ma il Milan è pur sempre il Milan e passa in vantaggio con Super Pippo Inzaghi. Gol di rapina, il suo mestiere. Lupatelli tra la polvere. Siamo al dodicesimo minuto. Gigi urla dalla panchina. Ma non si dispera. Passano dieci minuti c'è un calcio di punizione dalla trequarti. Fermi tutti va Genio Corini. Lui sa pennellare. L'area di rigore del Milan diventa affollata. Blocchi e contro blocchi. La palla arriva. Si sgomita. La palla plana. Moro spunta, Albertini lo guarda. Il difensore che non t'aspetti la prende e la insacca. Abbiati assiste, e non può fare altro che incassare. E' festa grande. Segna Moro. E' la prima volta di Moro. Dopo la gioia, però, la delusione. E la rabbia. Perché Fabio vede giallo in due occasioni ed è costretto a lasciare la squadra in dieci. A fine gara commenterà. "Fantastico fare gol ad una mia ex squadra. La dedica va a mia moglie e alla mia bimba Alice. Mi dispiace, però, per avere lasciato i miei compagni in dieci. Ma sono davvero così cattivo?". Con quei riccioli d'oro? Impossibile. E poi è andata bene. No? Pari e patta col Milan. Non sempre il Diavolo scende a compromessi