di Orazio Resta
Fonte: tuttomercatoweb.com
E’ sindrome Olimpico. Prosegue il digiuno di vittorie tra le mura amiche della squadra biancoceleste, che non centra i 3 punti nella Capitale dal lontano 23 agosto contro l’Atalanta. Una Lazio convincente a fasi alterne non riesce ad avere la meglio di una Sampdoria tonica ed organizzata, che prima passa in vantaggio con il solito Pazzini, poi si fa riprendere da Francelino Matuzalem.
Ballardini sceglie dieci undicesimi della formazione che ha trionfato in quel di Pechino contro l’Inter. L’unica novità è in difesa, dove viene concesso un turno di riposo a Lichtsteiner con Siviglia che scala a destra e Cribari che viene confermato in mezzo. La sosta ha svuotato l’infermeria biancoceleste: per l’occasione, oltre al difensore calabrese, recuperano Diakitè e Cristian Brocchi a centrocampo. Il rientro dell’ex rossonero spinge il tecnico ravennate a riproporre il rombo a metà campo, con Baronio regista basso e Matuzalem alle spalle di Rocchi e Zàrate. Ne fa le spese Pasquale Foggia che parte dalla panchina, al pari del recuperato Julio Cruz.
Classico 4-4-2 per Gigi Del Neri che in difesa deve rinunciare allo squalificato Gastaldello. Al suo posto gioca il giovane Marco Rossi, mentre a sinistra Ziegler vince il ballottaggio con l’ex Zauri. Linea verde anche a metà campo, dove Poli fa le veci di Tissone e Padalino è preferito a Bellucci come vice Semioli. In avanti la coppia Pazzini e Cassano fornisce un banco di prova significativo alla difesa capitolina.
“Serve la Lazio migliore”, ha tuonato Ballardini alla vigilia. Un monito raccolto dai biancocelesti che, nonostante l’aggressività doriana, cercano di assumere già in avvio il comando delle operazioni. La prima iniziativa degna di nota giunge allo scoccare del 9’, quando capitan Rocchi brucia sul filo del fuorigioco la linea difensiva ospite. La posizione è invitante, ma il diagonale è flebile. 2’ più tardi sale in cattedra Zàrate. L’argentino semina pedine avversarie e libera Matuzalem nel cuore dell’area. Il numero 8 carioca è bravo a liberarsi nello stretto, ma manca il bersaglio a pochi metri da Castellazzi. Il doppio pericolo scuote Cassano e compagni che alzano il baricentro e si affacciano pericolosamente in avanti. Al 17’ è proprio il genio di Bari Vecchia a seminare il panico sull’out di destra: dribbling su Diakitè, destro a giro sul secondo palo che trova Muslera reattivo. La Samp prende coraggio e tra il 20’ ed il 22’ esalta nuovamente i riflessi dell’estremo difensore sudamericano che prima toglie dall’angolo un colpo di testa di Padalino, poi chiude lo specchio ad un diagonale ravvicinato di Mannini. La partita vira. Gli uomini di Del Neri fanno gioco, sfruttando la catena di sinistra dove Mannini e Cassano, coadiuvati dalle sovrapposizioni di Ziegler, creano più di un grattacapo a Siviglia e Brocchi. Ci prova Baronio a mettere ordine, ma la manovra è compassata ed ostruita dal pressing organizzato della mediana ligure. Serve la giocata del singolo, come quella tentata al 38’ da Zàrate. La mattonella è quella che sbloccò la finale del 13 maggio, ma l’esecuzione è sorvola la traversa. La giocata del numero 10 biancoceleste spezza solo momentaneamente la buona vena ospite che dopo 2’ trovano la rete del meritato vantaggio. Cassano (liberatosi in modo dubbio di Siviglia) gode di troppa libertà tra le linee, scambia con Pazzini che innesca il taglio di Padalino. L’esterno svizzero, indisturbato, pennella nel cuore dell’area per il “dimenticato” ex centravanti viola. Il colpo di testa è perfetto e la Samp mette la freccia. Il passivo riaccende l’orgoglio capitolino che nell’ultimo affondo della prima frazione di gioco riporta in partita la Lazio. E’ il minuto 42, quando Rocchi riceve la sfera spalle alla porta e con un assist al bacio premia l’inserimento centrale di Matuzalem. Questa volta il diagonale è chirurgico e Castellazzi è battuto.