di Davide Pampanin
CELLINO:" IL MIO CAGLIARI ROCK"
Il patron che non ti aspetti, insomma, pragmatico, razionale e riflessivo. «Ma certe etichette non te le stacchi più». Chissenefrega, sembra poi voler dire con una risata sottile, filtra sibillina attraverso la cornetta e non sembra voler rinnegare il passato di un solo esonero. «Io guardo avanti», dice ripensando all'addio recente di Acquafresca e alla sua crisi attualissima, poi, però, si addolcisce non poco se l'ex è Suazo, oggi all'Inter. «Ma David è un discorso diverso, è come se non se ne fosse mai andato, per lui la porta è sempre aperta». E non a caso paragona Larrivey all'honduregno, e rilancia così la scommessa sull'argentino: «Prima o poi verrà fuori. Anche Suazo ha faticato all'inizio. Non sempre si può avere tutto e subito».
Due vittorie, un pareggio e quattro sconfitte in sette partite: come spiega questo inizio così altalenante?
«Il vero Cagliari non l'abbiamo ancora visto. Abbiamo bisogno di una fase di assestamento. Ci sono tanti giocatori nuovi. Calma e sangue freddo».
Siamo già a ottobre.
«Ma i giocatori sono uomini, non robot. C'è chi attende la famiglia, chi deve ambientarsi, chi sta entrando in una nuova realtà come Marchetti, passato in un anno dalla porta dell'AlbinoLeffe a quella della Nazionale. E parlo anche di chi c'è da più tempo».
Ossia?
«Per esempio Conti è un po' nervoso. Ma come dargli torto, lui tiene troppo al Cagliari, per questo accumula maggiore stress. Ma in generale tutti i miei giocatori storici spendono più energie nervose rispetto agli altri. Per questo dico: assestamento. Qualcuno poi si dimentica gli infortunati».
Un infortunato, Pisano.
«E vi sembra poco? Per me Pisano è un giocatore prezioso, anzi fondamentale, anche se Marzoratti sta facendo alla grande».
Intanto Nenè cresce.
«È un giocatore straniero arrivato da poco in Italia. Se ci farà vedere qualcosa di buono nel girone di ritorno sarà già tanta roba».
Questa, invece, è la terza stagione in Italia di Larrivey.
«Mi ricorda tanto Suazo, e non solo lui. Non ho dimenticato i fischi all'inizio per Conti, così pure per i vari Valdes, Bisoli, Herrera, Canini. Per non parlare dello stesso Marchetti. Già alla prima giornata tutti rivolevano Storari. Io, invece, ho avuto pazienza e difeso la mia scelta. Vedrete, verrà fuori anche Larrivey, sono certo. È del segno del leone».
Ha citato Canini, la sorpresa più lieta.
«Più che una sorpresa, è una conferma».
Eppure ad agosto stava per andar via.
«Se è rimasto ci sarà pure un motivo, no? Non è semplice per un giocatore lasciarsi alle spalle un brutto infortunio come il suo al ginocchio. Aveva bisogno di continuità. Del resto non si è titolari in serie A a ventun anni per caso».
Al contrario Barone stenta.
«Ho la sensazione che dirà la sua».
Sembra meno convinto, però.
«Assolutamente no. Anzi, proprio in settimana ho avuto segnali incoraggianti: sta tirando fuori il carattere. Gli ultimi tre anni non sono stati semplici per lui, ma ha il fisico e l'età giusta per potersi ritrovare e noi siamo qui per aspettarlo».
Mai visto, invece, un Cossu così.
«Sta giocando alla grande, la sua crescita è impressionante. È un figlio di Cagliari, mai conosciuto un giocatore più tifoso di lui».
Per questo non giocherà mai in una grande squadra?
«Gioca già in una grande squadra».
Certo non sfigurerebbe al posto di Ronaldinho.
«Il problema del Milan è generale non è dovuto ai singoli».
Come sarebbe il Milan con Allegri?
«Non riesco proprio a immaginarmelo. Già faccio fatica a pensare Allegri al Cagliari da un anno e mezzo».
Non si sarà mica stancato?
«Non scherziamo. Allegri sta crescendo e ce lo teniamo stretto. Non è miglior allenatore in circolazione ma nemmeno il peggiore. Di sicuro è una persona seria. Poi magari avrà avuto anche un po' di fortuna, ma comunque fa le sue scelte con rispetto e lealtà. E io lo sosterrò sempre».
Un'altra scommessa vinta?
«Semplicemente una scelta».
Così, però, rischia di "rovinare" la sua fama di mangiallenatori...
«Quella ce l'ho sempre. Ma l'errore non lo commetti quando mandi via un allenatore, piuttosto quando lo prendi».
Lei avrebbe cacciato Donadoni?
«Semmai mi avrebbe dovuto chiedere se io l'avrei mai preso. E la risposta è no. Per carità, è un bravo allenatore, ma non va bene per il mio carattere».
E qual é l'allenatore ideale per il carattere di Cellino?
«Deve avere più personalità».
Si aspettava Ventura di nuovo in A?
«È un ottimo tecnico, uno dei più bravi. Magari il modo in cui gestisce il gruppo non mi fa impazzire».
Rosica quando perde contro i suoi ex allenatori?
«Non mi piace perdere con quei tecnici che cercano di limitare i danni senza giocare al calcio. Vedi le gare con Siena e Chievo».
E vedi Giampaolo, dunque?
«Noi cerchiamo sempre di fare un calcio bello e diverso. Allegri si fa ogni giorno un mazzo così affinché il Cagliari non sia una squadra di ragionieri».
I tifosi del Cagliari possono sognare il primato come quelli della Samp?
«Se avessi uno stadietto come quello sarei più ottimista. Noi giochiamo su una struttura precaria. Siamo in mezzo a una strada».
Ma prima o poi lo stadio si farà?
«È colpa mia. Avrei dovuto costruire uno stadio tanti anni fa da un'altra parte».
Il rossoblù che l'ha più sorpresa sinora?
«Sivakov. L'ho visto in allenamento ed è cresciuto in una maniera imbarazzante. Per Allegri sarà difficile lasciarlo fuori in futuro».
Quello da cui si attende di più?
«Senza dubbio Larrivey. Non ha mostrato nemmeno il 10 per cento del suo valore».
Acquafresca non se la passa meglio.
«È normale, ha 21 anni, ha subito una grossa delusione dall'Inter e fatica a uscirne fuori. È un ragazzo eccezionale, è giusto che il padre e la madre gli stiano vicino in questo momento».
Magari l'aria della Sardegna gli farebbe bene.
«Io guardo avanti».
Lasciare l'Isola non ha portato bene nemmeno a Suazo.
«Per me è come se David non fosse mai andato via. Quando vuole tornare per lui la porta è sempre aperta».
Un peso e due misure?
«Ma Suazo è stato con noi nove anni. È un'altra storia, come quella di Moriero, Muzzi, Villa, Festa, Firicano, Bisoli. Tutti mi sono rimasti nel cuore».
Tra questi, quindi, c'è il futuro allenatore del Cagliari?
«Speriamo. Vorrebbe dire che tutti abbiamo fatto un passo in avanti».
De Laurentiis stravolge lo staff dirigenziale, Cellino invece lo cresce in casa.
«Meglio tardi che mai. Lavorare in Sardegna deve essere una scelta di vita. Abbiamo professionisti seri che hanno bisogno solo di fiducia per crescere».
Tra tutti il direttore generale Marroccu.
«Di direttore generale nel Cagliari ce n'è uno solo: sono io. I titoli nel calcio si sprecano. Marroccu è un gran dirigente col quale mi trovo benissimo. È una bella persona e, soprattutto, sta diventando davvero bravo».
Un Cellino così riflessivo è davvero inedito, merito della musica?
«Un tempo era il golf, ora la musica. Chissà. Certo la musica male non mi fa».
A proposito: a Cagliari tutti continuano a chiedersi come ha cacciato Belen dalla sua festa-concerto.
«Non ho mandato via nessuno. La signora non aveva piacere di restare. Ha iniziato a creare problemi per qualsiasi cosa. Le ho detto di non rovinarmi la festa e ho chiesto una macchina per farla accompagnare all'aeroporto. Lei è voluta andar via. Era nervosa. Capita».
CELLINO:" IL MIO CAGLIARI ROCK"
Il patron che non ti aspetti, insomma, pragmatico, razionale e riflessivo. «Ma certe etichette non te le stacchi più». Chissenefrega, sembra poi voler dire con una risata sottile, filtra sibillina attraverso la cornetta e non sembra voler rinnegare il passato di un solo esonero. «Io guardo avanti», dice ripensando all'addio recente di Acquafresca e alla sua crisi attualissima, poi, però, si addolcisce non poco se l'ex è Suazo, oggi all'Inter. «Ma David è un discorso diverso, è come se non se ne fosse mai andato, per lui la porta è sempre aperta». E non a caso paragona Larrivey all'honduregno, e rilancia così la scommessa sull'argentino: «Prima o poi verrà fuori. Anche Suazo ha faticato all'inizio. Non sempre si può avere tutto e subito».
Due vittorie, un pareggio e quattro sconfitte in sette partite: come spiega questo inizio così altalenante?
«Il vero Cagliari non l'abbiamo ancora visto. Abbiamo bisogno di una fase di assestamento. Ci sono tanti giocatori nuovi. Calma e sangue freddo».
Siamo già a ottobre.
«Ma i giocatori sono uomini, non robot. C'è chi attende la famiglia, chi deve ambientarsi, chi sta entrando in una nuova realtà come Marchetti, passato in un anno dalla porta dell'AlbinoLeffe a quella della Nazionale. E parlo anche di chi c'è da più tempo».
Ossia?
«Per esempio Conti è un po' nervoso. Ma come dargli torto, lui tiene troppo al Cagliari, per questo accumula maggiore stress. Ma in generale tutti i miei giocatori storici spendono più energie nervose rispetto agli altri. Per questo dico: assestamento. Qualcuno poi si dimentica gli infortunati».
Un infortunato, Pisano.
«E vi sembra poco? Per me Pisano è un giocatore prezioso, anzi fondamentale, anche se Marzoratti sta facendo alla grande».
Intanto Nenè cresce.
«È un giocatore straniero arrivato da poco in Italia. Se ci farà vedere qualcosa di buono nel girone di ritorno sarà già tanta roba».
Questa, invece, è la terza stagione in Italia di Larrivey.
«Mi ricorda tanto Suazo, e non solo lui. Non ho dimenticato i fischi all'inizio per Conti, così pure per i vari Valdes, Bisoli, Herrera, Canini. Per non parlare dello stesso Marchetti. Già alla prima giornata tutti rivolevano Storari. Io, invece, ho avuto pazienza e difeso la mia scelta. Vedrete, verrà fuori anche Larrivey, sono certo. È del segno del leone».
Ha citato Canini, la sorpresa più lieta.
«Più che una sorpresa, è una conferma».
Eppure ad agosto stava per andar via.
«Se è rimasto ci sarà pure un motivo, no? Non è semplice per un giocatore lasciarsi alle spalle un brutto infortunio come il suo al ginocchio. Aveva bisogno di continuità. Del resto non si è titolari in serie A a ventun anni per caso».
Al contrario Barone stenta.
«Ho la sensazione che dirà la sua».
Sembra meno convinto, però.
«Assolutamente no. Anzi, proprio in settimana ho avuto segnali incoraggianti: sta tirando fuori il carattere. Gli ultimi tre anni non sono stati semplici per lui, ma ha il fisico e l'età giusta per potersi ritrovare e noi siamo qui per aspettarlo».
Mai visto, invece, un Cossu così.
«Sta giocando alla grande, la sua crescita è impressionante. È un figlio di Cagliari, mai conosciuto un giocatore più tifoso di lui».
Per questo non giocherà mai in una grande squadra?
«Gioca già in una grande squadra».
Certo non sfigurerebbe al posto di Ronaldinho.
«Il problema del Milan è generale non è dovuto ai singoli».
Come sarebbe il Milan con Allegri?
«Non riesco proprio a immaginarmelo. Già faccio fatica a pensare Allegri al Cagliari da un anno e mezzo».
Non si sarà mica stancato?
«Non scherziamo. Allegri sta crescendo e ce lo teniamo stretto. Non è miglior allenatore in circolazione ma nemmeno il peggiore. Di sicuro è una persona seria. Poi magari avrà avuto anche un po' di fortuna, ma comunque fa le sue scelte con rispetto e lealtà. E io lo sosterrò sempre».
Un'altra scommessa vinta?
«Semplicemente una scelta».
Così, però, rischia di "rovinare" la sua fama di mangiallenatori...
«Quella ce l'ho sempre. Ma l'errore non lo commetti quando mandi via un allenatore, piuttosto quando lo prendi».
Lei avrebbe cacciato Donadoni?
«Semmai mi avrebbe dovuto chiedere se io l'avrei mai preso. E la risposta è no. Per carità, è un bravo allenatore, ma non va bene per il mio carattere».
E qual é l'allenatore ideale per il carattere di Cellino?
«Deve avere più personalità».
Si aspettava Ventura di nuovo in A?
«È un ottimo tecnico, uno dei più bravi. Magari il modo in cui gestisce il gruppo non mi fa impazzire».
Rosica quando perde contro i suoi ex allenatori?
«Non mi piace perdere con quei tecnici che cercano di limitare i danni senza giocare al calcio. Vedi le gare con Siena e Chievo».
E vedi Giampaolo, dunque?
«Noi cerchiamo sempre di fare un calcio bello e diverso. Allegri si fa ogni giorno un mazzo così affinché il Cagliari non sia una squadra di ragionieri».
I tifosi del Cagliari possono sognare il primato come quelli della Samp?
«Se avessi uno stadietto come quello sarei più ottimista. Noi giochiamo su una struttura precaria. Siamo in mezzo a una strada».
Ma prima o poi lo stadio si farà?
«È colpa mia. Avrei dovuto costruire uno stadio tanti anni fa da un'altra parte».
Il rossoblù che l'ha più sorpresa sinora?
«Sivakov. L'ho visto in allenamento ed è cresciuto in una maniera imbarazzante. Per Allegri sarà difficile lasciarlo fuori in futuro».
Quello da cui si attende di più?
«Senza dubbio Larrivey. Non ha mostrato nemmeno il 10 per cento del suo valore».
Acquafresca non se la passa meglio.
«È normale, ha 21 anni, ha subito una grossa delusione dall'Inter e fatica a uscirne fuori. È un ragazzo eccezionale, è giusto che il padre e la madre gli stiano vicino in questo momento».
Magari l'aria della Sardegna gli farebbe bene.
«Io guardo avanti».
Lasciare l'Isola non ha portato bene nemmeno a Suazo.
«Per me è come se David non fosse mai andato via. Quando vuole tornare per lui la porta è sempre aperta».
Un peso e due misure?
«Ma Suazo è stato con noi nove anni. È un'altra storia, come quella di Moriero, Muzzi, Villa, Festa, Firicano, Bisoli. Tutti mi sono rimasti nel cuore».
Tra questi, quindi, c'è il futuro allenatore del Cagliari?
«Speriamo. Vorrebbe dire che tutti abbiamo fatto un passo in avanti».
De Laurentiis stravolge lo staff dirigenziale, Cellino invece lo cresce in casa.
«Meglio tardi che mai. Lavorare in Sardegna deve essere una scelta di vita. Abbiamo professionisti seri che hanno bisogno solo di fiducia per crescere».
Tra tutti il direttore generale Marroccu.
«Di direttore generale nel Cagliari ce n'è uno solo: sono io. I titoli nel calcio si sprecano. Marroccu è un gran dirigente col quale mi trovo benissimo. È una bella persona e, soprattutto, sta diventando davvero bravo».
Un Cellino così riflessivo è davvero inedito, merito della musica?
«Un tempo era il golf, ora la musica. Chissà. Certo la musica male non mi fa».
A proposito: a Cagliari tutti continuano a chiedersi come ha cacciato Belen dalla sua festa-concerto.
«Non ho mandato via nessuno. La signora non aveva piacere di restare. Ha iniziato a creare problemi per qualsiasi cosa. Le ho detto di non rovinarmi la festa e ho chiesto una macchina per farla accompagnare all'aeroporto. Lei è voluta andar via. Era nervosa. Capita».