di Guido Regis
fonte: www.toronews.net
Il Rolando furioso
Due anni fa a gennaio sembrava aver rifiutato il trasferimento al Toro optando per la Lazio di Lo Tito. Manco farlo apposta fece il suo esordio contro di noi a Torino ed in pochi minuti, sommerso di fischi, si fece espellere. Ricordo che scrissi parole dure e fui felice che quello che sembrava un bomber senza miccia ne polvere da sparo, fosse andato in un'altra squadra, prevedendo che il presidente finto “moralizzatore” non avrebbe mai tirato fuori i milioni di euro necessari per assicurarselo definitivamente, come in effetti accadde.
Alla fine della stagione tornò in Inghilterra e sul mercato; quando Cairo lo acquistò in extremis con milioni di euro “cash”, venne salutato entusiasticamente dalla maggior parte dei tifosi come il vero colpo del mercato granata.
Io mi dissociai, anche se non in modo tassativo, perché lo ritenevo ininfluente, persino superfluo. Tutta la prima parte della stagione granata sembrò darmi ragione. Atleticamente sembrava sotto tono, quasi sempre avulso dalle azioni e sicuramente poco ispirato in fase conclusiva. Della coppia famosa che aveva estasiato alcuni anni prima i tifosi della Reggina, noi in effetti abbiamo visto solo l’ombra nera.
Come spesso accade tuttavia capita qualcosa che ti permette di accendere la lampadina.
In occasione di una sua visita al C.T.O. mi pare a fine gennaio, dove finalmente venivo a conoscenza di un fastidioso problema fisico che si portava dietro ormai da diversi anni, ebbi modo di scambiare quattro parole con lui. Il periodo granata, come ben sappiamo tutti, era nero ed avrebbe continuato ad essere tale.
Conobbi un ragazzone semplice, schietto, consapevole delle difficoltà, ed amareggiato perché incapace di dimostrare la sue doti e soprattutto la voglia di fare vedere quanto tenesse al Toro ed ai suoi tifosi.
Nell’accommiatarmi da lui gli dissi di farsi coraggio e non abbattersi. Tra l’altro il mio Primario aveva appena tentato di risolvergli il problema con una tecnica interventistica di recente sviluppo ( che in effetti ha avuto effetto nell’arco dei tre mesi successivi, e si è visto).
Ricordo solo che a quelle parole di incoraggiamento rispose più o meno così “ci mancherebbe ancora: sono una persona fortunata, se mi abbattessi con quello che guadagno sarebbe vergognoso”.
Fu da quel momento che la mia idea su Rolando Bianchi mutò completamente. Mi resi conto di essermi sbagliato, e non esitai a dirlo a tutti i tifosi che conosco, oltre che a scriverlo.
Compresi che se il suo problema si fosse risolto, lui sarebbe tornato ad essere il “bomber” che conoscevamo e con in più la voglia di essere da Toro.
E’ stato così già alla fine della stagione scorsa. Ricordiamo i goal impossibili che è riuscito a realizzare con le uniche palle appena giocabili che gli sono state concesse.
Tuttavia quei goal non sono serviti a salvarci e, nonostante non fosse il principale imputato, già dalle dichiarazioni e dai comportamenti durante l’estate si è compreso che per lui non esistevano altre possibilità per quest’anno. Doveva riscattarsi con i tifosi, stare al Toro e dare l’anima per scaraventare in rete tutti palloni necessari per riportarlo in A.
Non c’è una partita vista fino ad ora in cui non si sia visto un vero leone al punto che non gli si possono rimproverare nemmeno alcuni goal facili che si è bevuto tipo quei due a tu per tu con il portiere nella partita di Ascoli.
Si è quasi sempre riscattato con goal impossibili ed importanti ma soprattutto ha costantemente dimostrato una spaventosa tensione agonistica e volontà di fare che lo ha sostenuto fisicamente fino all’ultimo secondo giocato di ogni partita.
Anche oggi è stato un leone, sempre concentrato con gli occhi costantemente spalancati in completa trance agonistica; ed alla fine l’apoteosi con un goal da marziano.
Smettiamola di chiamarlo Rolandinho. Smettiamo di cercare in questo calciatore, come purtroppo abbiamo fatto anche con un altro talentino passato per di qua, di appiccicargli nomi da controfigura di campioni brasiliani o portoghesi.
Il suo è, insieme a Rossi, il cognome più comune d’Italia e ci deve bastare. E’ Bianchi, il nuovo vero bomber del Toro. Al limite, se proprio vogliamo, anagrammiamo il nome di un noto personaggio dell’Ariosto e soprannominiamolo “Rolando il granata furioso”: ci sta tutto.
Felice di essermi sbagliato.