fonte: Tuttosport
Tutti a rischio, però la crisi si può superare: ottobre è il mese nero.
TORINO, 13 ottobre - Chissà se i giocatori un poco arrossiranno a confrontare i propri guadagni con quelli dei colleghi che domenica li hanno battuti, i calciatori del Modena. Il rapporto è di oltre quattro euro a uno: 20 milioni contro 4,8, allenatori compresi. Rossore o meno, l’unica cosa importante sarà la reazione. Il Torino, inteso come squadra, deve reagire sul campo con impegno, sacrificio e orgoglio. I giocatori devono essere consapevoli della propria forza, ma sostenerla con l’umiltà che è condizione necessaria per affermarla. La crisi dell’ultimo mese può essere contingente, legata a fattori di forma dei singoli, ma va stroncata subito. Con un’intensità, una sana cattiveria agonistica e quella fame che sono fondamentali virtù per emergere in B. Non basta il talento, ammesso e non concesso che sia proporzionato al monte ingaggi pagato da Cairo. Il Torino malamente retrocesso ha l’obbligo di vincere questo campionato: ben sapendo, oltretutto, che alla fine non ci sarà proprio niente da festeggiare. Tuttavia se la squadra non riprenderà fortemente in mano il proprio destino, se nei prossimi tre mesi non troverà costanza di prestazioni e risultati, a gennaio andrà rifatta da capo a piedi: via tutti gli inadeguati, che siano stelle o meteore. I nomi non contano, contano i fatti.
COME L’ATALANTA - Ciò detto, la tesi che possa essere “solo” un momento no è sostenuta dalle statistiche. Le squadre di Colantuono a ottobre non sono mai andate alla grande (media punti di 1,31, frutto di 10 vittorie, 12 pareggi e 10 sconfitte). E’ il periodo dell’anno in cui il tecnico pareggia di più e perde maggiormente. L’ultima vittoria in ottobre di una sua squadra risale addirittura al 22 ottobre 2006, Atalanta- Sampdoria 3-2 in A; poi 8 gare di campionato disputate tra le panchine di Atalanta, Palermo e Torino: 6 pareggi e 2 sconfitte. Altro piccolo conforto: l’Atalanta targata Colantuono, che vinse poi alla grande il campionato di serie B 2005/06, dopo 9 giornate aveva subìto 3 sconfitte come l’attuale Toro, sebbene i punti in saccoccia fossero 18, frutto di 6 vittorie e nessun pareggio.
SQUADRA ASSEMBLATA - In attesa della reazione granata o della riparazione mercantile, alcune considerazioni irrinunciabili. Il Torino non è una squadra costruita, bensì è squadra assemblata. Figlia di un mercato dominato dalla necessità di bonificare pregressi errori: è rimasto chi non si è riusciti a piazzare e si è preso quel che si è riusciti a prendere in relazione a quanto consentito dalle uscite. A Colantuono s’è chiesto di cavare il meglio da quel che passava il convento. E’ dunque una formazione che vive sulle prodezze dei singoli: quando mancano, una squadra costruita sopperirebbe col gruppo; il Toro assemblato, invece, va in crisi.
E IL REGISTA? - Conferma a questo discorso è la recente ricerca di altre soluzioni, attraverso un diverso sistema di gioco, proprio per rimediare agli affanni. Cosicché si è partiti con il regista, Loviso (senza mai dare una chance al suo giovane vice, Gorobsov), e poi si è provato a farne a meno. Non solo, ma le ultime scelte hanno sconfessato il mercato estivo anche con Belingheri. L’alternanza di più interpreti in parecchi ruoli è un’ulteriore conferma dell’incertezza progettuale, ma sull’altro lato della medaglia porta insicurezza nei singoli. Esemplare il caso Rubin-Pisano. Ci sono, insomma, scelte discutibili e scelte imposte, o di forza maggiore, per l’allenatore. L’insieme porta alla conclusione che il Torino è ancora alla ricerca di se stesso. Il che potrebbe anche essere un’ottima notizia. Soprattutto se si ricorda che esistono risorse ancora largamente inesplorate, nell’organico.