Semeraro: "Pronto a vendere il Lecce"

Posted by Pubblicato da Filippo Capurso On 13:14



di Filippo Capurso
Fonte: Corriere della sera

Quarto piano di via Templari, vista su piazza Sant’Oronzo, mezzogiorno li­vido e ventoso. Nelle stanze che hanno respirato la sua lunga e sfaccettata storia im­prenditoriale, Giovanni Seme­raro torna a parlare del Lecce. Le nuove strategie, il sogno dello stadio di proprietà («da costruire fuori dal territorio del Comune»), la porta spa­lancata ad eventuali acquiren­ti del club («a patto che gli as­sicurino un buon futuro»), il dispiacere per l’avversione reiterata di «certi tifosi», le prospettive e i limiti della squadra di De Canio: tra entu­siasmi resistenti e striscianti segnali di cedimento, alla vi­gilia dell’anticipo con la Saler­nitana, il numero uno della società gioca a tutto campo con il pallone giallorosso.

Presidente Semeraro, le manca la serie A? «Molto, specialmente per lo strascico che comporta una retrocessione».

Strascico di che genere? «Di carattere psicologico. La ricaduta non è facile da metabolizzare».

Dalle sue parole, sembra proprio che la digestione non sia stata completata? «In effetti, dentro di me, c’è ancora amarezza. Una sen­sazione che nasce dalla consa­pevolezza, a posteriori, di aver interpretato la A in mo­do sbagliato. Abbiamo punta­to sugli uomini di esperienza, è stato un errore. Il cambia­mento di filosofia è la conse­guenza di quell’errore».

Ossia? «Virata dritta sui giovani. Di valore, di qualità. E se avre­mo un giorno la fortuna di ri­salire nel massimo campiona­to, rivoluzioni bandite. Conti­nueremo a tenere la barra dritta sui ragazzi. Perché i ra­gazzi, quelli bravi intendo, hanno fame di calcio e voglia di affermarsi».

Eppure il giovane Lecce, fi­nora, è andato a corrente al­ternata. Se l’aspettava? «L’inizio è stato altalenan­te. E’ dipeso anche dal ritar­do nell’assemblaggio dell’or­ganico, dai condizionamenti del mercato. Poi abbiamo pa­gato lo scotto all’infortunio di giocatori importanti come Munari e Giuliatto. La squa­dra ha qualche difetto, non ha un’identità precisa, non è ancora un gruppo. Il mio au­spicio è di non perdere trop­po terreno dalle prime, affin­ché a gennaio si possano ap­portare i correttivi necessari e sull’inerzia raggiungere i play off».

De Canio alla Ferguson: sta funzionando? «Il rapporto con l’allenato­re è improntato alla massi­ma correttezza. Ogni lunedì il mister viene qui da me e, insieme, discutiamo dell’ulti­ma partita e dei progetti sui quali stiamo lavorando, in particolare legati al settore giovanile».

Perché tutto filasse liscio, però, ha dovuto liberarsi di Angelozzi. «Alt, era una scelta preven­tivata».

Ne è sinceramente sicu­ro? «Finito il mercato, Angeloz­zi avrebbe detto stop con il Lecce. Una soluzione dettata dalla diversa impostazione impressa alla società, non da contrapposizioni con Guido che continuerà ad essere retri­buito dal Lecce fino a quando non troverà una squadra. Ero esausto della dicotomia tra al­lenatore e direttore sportivo, dei problemi che nascevano quando un tecnico ics chiede­va un giocatore e il direttore sportivo ipsilon gliene ingag­giava un altro».

Ora, invece, qual è il mec­canismo? «De Canio individua il gio­catore da prendere e delega il management del Lecce, dal presidente all’amministrato­re delegato sino al dirigente di fiducia della società, all’ac­quisto. Se quel giocatore non può essere assoldato, l’allena­tore indica l’alternativa».

Significa che il Lecce non avrà più un direttore sporti­vo nei ranghi? «Con Giovanni Semeraro presidente, mai più».

In chiave mercato, De Ca­nio gestice anche il budget? «No, il budget è gestito dal sottoscritto e dall’ammini­­stratore delegato».

In verità: non s’è pentito di aver fatto firmare a De Ca­nio un contratto di quattro anni? Se malauguratamente un domani volesse esonerar­lo, non si sentirebbe frenato dalla prospettiva di pagare tanto e a lungo un disoccu­pato, oltre che il suo succes­sore? «Spero, a prescindere, che quel giorno non arrivi. Se do­vesse arrivare, pagherò sul­l’unghia senza recriminare».

Ha letto del suo braccio destro Fenucci? «Mi informi».

Da ambienti napoletani, l’ad del Lecce sarebbe vicino all’accordo con De Laurenti­is? «Per esperienza, credo che nel calcio girino molte chiac­chiere. Comunque, nel mon­do degli affari, perdere un funzionario non mi ha mai creato problemi. Premetten­do che ho grande stima del­l’uomo Fenucci, morto un pa­pa se ne fa un altro».

Al Via del Mare gli spetta­tori sono pochi e non tifano più. Il filo si è spezzato? «Lecce è sempre stata fred­da nei confronti del Lecce. Ora siamo al gelo. Anche se mi dicono che quel silenzio assordante sia contro gli orga­ni di controllo e non diretto ai giocatori. Però sono i gioca­tori che vanno in campo. E senza incitamento, senza calo­re, vincere è più complicato».

Dicono pure che sia un moto di contestazione verso la società? «Alle contestazioni siamo abituati. E sta bene pure che ci contestino i ragazzi della curva Nord. Non ci stanno be­ne i toni con i quali ci conte­sta la presunta parte 'nobile' del tifo. Ho sentito professio­nisti affermati dire che, con i soldi del Lecce, io e i miei fi­gli ci saremmo comprati le barche. Roba da ridere, anzi da piangere. Il rammarico è smisurato. Per dodici anni su quindici, ho attinto alla cassa di famiglia per ripianare il de­bito della società. Sì, pure quando Corvino sosteneva di friggere i soldi con l’acqua e io, ogni stagione, ricapitaliz­zavo. Un deficit che in un ag­gettivo definirei vergognoso. Però adesso il gioco è termi­nato. Il Lecce, per ammini­­strarsi, deve autofinanziarsi. Dalla cassa di famiglia non si attinge più. Con un pizzico di dolore, riconosco che la razio­nalità ha preso il sopravven­to sulla passione».

E’ stanco. Che fa, molla al primo acquirente che si pre­senta? «Se piomba un russo o un americano, se avanza un com­pratore salentino o di qualsia­si parte del mondo in grado di garantire al Lecce prospetti­ve valide, perché non vende­re? In fondo io sto qui da tre lustri, la città è assuefatta a Semeraro, i miei figli opera­no fuori. Di fronte a interlocu­tori seri, passo la mano».

A che prezzo? «Il Lecce costa per quanto viene pagato».

Cosa faranno stasera i suoi ragazzi con la Salernita­na? «Partita dura, spero di an­dare a dormire con tre punti in più sul cuscino».