Duecento candeline da professionista con tre punti in doppia rimonta come regalo. Massimiliano Allegri festeggia in bellezza. Il “suo” Cagliari ritrova carattere e cuore per rimettere in sesto una partita che il Genoa si era ritrovata spianata da un deviazione involontaria di Dessena. Il tecnico del Cagliari parte da qui, dal primo episodio negativo: «Anche stavolta ci hanno punito dopo un mezzo tiro in porta. Però, sono contento per la reazione dei ragazzi. Siamo rimasti tranquilli, abbiamo ragionato e non ci siamo buttati giù. Questa vittoria l’abbiamo conquistata sul campo».
Pazienza se in sala stampa Gasperini sbraita contro Gava e i suoi collaboratori: «No comment» taglia corto Allegri. Ma i tifosi non scordano che l’anno scorso il Cagliari subì un’ingiusta espulsione di Cossu e giocò, e perse, in 10 per oltre un’ora. Di fatto, un motivo in più per gioire. «Mi è piaciuta la compattezza, abbiamo mostrato maturità ed è arrivata l’intensità che ci ha sempre contraddistinto. E’ stato una sorta di test da superare».
In breve, la prima vittoria casalinga stagionale, è una sorta di ricompensa per un gruppo che si è mostrato solido al momento giusto. «Proprio alla vigilia di questa partita abbiamo parlato con i ragazzi dell’avvio disastroso dell’anno scorso. Poi, abbiamo messo su un filotto positivo fino alla trentaduesima. Ma quella è stata una bella favola che si è chiusa il 31 maggio. Quest’anno ci sono sei nuovi giocatori, è tutto diverso e più complicato, basta vedere il Livorno che è andato a vincere all’Olimpico con la Roma. Per mantenere la categoria - spiega Allegri - si deve lottare sempre, e sarà molto più difficile anche perché la quota salvezza sarà intorno ai 40 punti. Dovremo abituarci a soffrire e i ragazzi vanno aiutati sempre».
Sulla partita, poche storie. L’allenatore livornese la prende larga. E parte dalla reazione decisa e ordinata di Conti e soci. «Mi è piaciuto il modo di ripartire nonostante lo svantaggio. Sul saper riprendere il filo del gioco in qualsiasi situazione di sofferenza, abbiamo lavorato in settimana. E la risposta è arrivata come volevamo. Ci è andata bene e sonso più che soddisfatto». In sintesi, una vittoria costruita nei dettagli: «Ero fiducioso, nel primo tempo abbiamo fatto bene e ho pensato che avremmo trovato il vantaggio prima dell’intervallo. Poi, il Genoa ha difeso con dieci uomini dietro la palla nella propria metà campo. Ma alla fine la nostra forza è stata premiata».
Inevitabile il richiamo ai cambi, argomento “caldo” fin dal dopo Catania. «Jeda è uno di quelli che ha giocato di più, ed era un po’ stanco. Ho lasciato Nené per tenere un riferimento alto al centro dell’area. Dessena era un po’ in difficoltà e con Matri, visto che loro avevano tre giocatori ammoniti, ho cercato la forza e la velocità. Forse, per una volta sono stato anche un po’ fortunato». Fortuna e audacia. Con una voglia di essere spregiudicati, propositivi. Allegri annuisce. E tira dritto: «Ripeto, vorrei che anche i tifosi capissero che i ragazzi non hanno mai fatto mancare l’impegno. Talvolta si sbaglia, ma l’errore tecnico fa parte delle cose. Invece, quel che noi dobbiamo capire, tutti assieme, è quanto sia complessa la corsa per stare in serie A. Ma stavolta - ha concluso Allegri - la squadra va applaudita».
Pazienza se in sala stampa Gasperini sbraita contro Gava e i suoi collaboratori: «No comment» taglia corto Allegri. Ma i tifosi non scordano che l’anno scorso il Cagliari subì un’ingiusta espulsione di Cossu e giocò, e perse, in 10 per oltre un’ora. Di fatto, un motivo in più per gioire. «Mi è piaciuta la compattezza, abbiamo mostrato maturità ed è arrivata l’intensità che ci ha sempre contraddistinto. E’ stato una sorta di test da superare».
In breve, la prima vittoria casalinga stagionale, è una sorta di ricompensa per un gruppo che si è mostrato solido al momento giusto. «Proprio alla vigilia di questa partita abbiamo parlato con i ragazzi dell’avvio disastroso dell’anno scorso. Poi, abbiamo messo su un filotto positivo fino alla trentaduesima. Ma quella è stata una bella favola che si è chiusa il 31 maggio. Quest’anno ci sono sei nuovi giocatori, è tutto diverso e più complicato, basta vedere il Livorno che è andato a vincere all’Olimpico con la Roma. Per mantenere la categoria - spiega Allegri - si deve lottare sempre, e sarà molto più difficile anche perché la quota salvezza sarà intorno ai 40 punti. Dovremo abituarci a soffrire e i ragazzi vanno aiutati sempre».
Sulla partita, poche storie. L’allenatore livornese la prende larga. E parte dalla reazione decisa e ordinata di Conti e soci. «Mi è piaciuto il modo di ripartire nonostante lo svantaggio. Sul saper riprendere il filo del gioco in qualsiasi situazione di sofferenza, abbiamo lavorato in settimana. E la risposta è arrivata come volevamo. Ci è andata bene e sonso più che soddisfatto». In sintesi, una vittoria costruita nei dettagli: «Ero fiducioso, nel primo tempo abbiamo fatto bene e ho pensato che avremmo trovato il vantaggio prima dell’intervallo. Poi, il Genoa ha difeso con dieci uomini dietro la palla nella propria metà campo. Ma alla fine la nostra forza è stata premiata».
Inevitabile il richiamo ai cambi, argomento “caldo” fin dal dopo Catania. «Jeda è uno di quelli che ha giocato di più, ed era un po’ stanco. Ho lasciato Nené per tenere un riferimento alto al centro dell’area. Dessena era un po’ in difficoltà e con Matri, visto che loro avevano tre giocatori ammoniti, ho cercato la forza e la velocità. Forse, per una volta sono stato anche un po’ fortunato». Fortuna e audacia. Con una voglia di essere spregiudicati, propositivi. Allegri annuisce. E tira dritto: «Ripeto, vorrei che anche i tifosi capissero che i ragazzi non hanno mai fatto mancare l’impegno. Talvolta si sbaglia, ma l’errore tecnico fa parte delle cose. Invece, quel che noi dobbiamo capire, tutti assieme, è quanto sia complessa la corsa per stare in serie A. Ma stavolta - ha concluso Allegri - la squadra va applaudita».