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21:55
di Rocco Fortunatofonte:eurosport.it
Sono passati sedici anni, ma nella memoria dei tifosi blucerchiati sembra ieri. 14 ottobre 1993, una data che il pubblico sampdoriano, ma non solo, ricorderà a lungo nella mente. Quel giorno - un altro mondo, un altro calcio - si spegneva Paolo Mantovani, il presidente dello scudetto e della Grande Sampdoria. Una squadra capace di vincere anche tre Coppe Italia, una Supercoppa e una Coppa delle Coppe, e di arrivare sino alla finale della Coppa dei Campioni. Un uomo fuori dal comune, ricordato nel mondo del calcio per il suo fair play, che ha saputo regalare emozioni incredibili a quei tifosi che mai lo hanno dimenticato. Mantovani ha rappresentato l'ultimo grande presidente di un calcio che non c'è più. Quando ancora le partite erano sempre alla domenica, i numeri dall'uno all'undici e le strette di mano valevano più dei contratti. E sono in molti a sperare che il nuovo stadio dei blucerchiati possa essere intitolato proprio a lui, che già ha visto una strada a Genova e una a Roma fregiarsi del suo nome. Sedici anni dopo la Sampdoria lo onora da prima in classifica. Un primato di cui sarebbe stato fiero, con un presidente che Mantovani conosceva bene e con il quale aveva creato un sodalizio importante visto che proprio 'ERG' era il marchio presente sulle maglie nell'anno dello scudetto. Oggi come allora, poi, in campo ci sono la fantasia e la razionalità: come non pensare a Roberto Mancini e Antonio Cassano, ad esempio. In molti in queste settimane spesso confrontano le due realtà, la Sampdoria dello scudetto e quella attuale, e in molti trovano affinità. Di certo, oggi come allora, il clima che si è creato intorno alla squadra è sicuramente particolare. Nessuna pressione, tanto entusiasmo e una serenità che può valere moltissimo in chiave futura. Ancora presto però per guardare troppo in là, anche se proprio Mantovani, quando arrivò alla Sampdoria, mise subito le cose in chiaro promettendo la serie A e lo scudetto. Molti allora sorrisero, ma la storia ha raccontato che aveva ragione...