di Davide Pampanin
tratto da Unione Sarda.it 15/10/09
«O si mantiene la parola a proposito di scelte definitive sul nuovo stadio o Cagliari perde il treno degli Europei 2016». Punto secondo: sul tavolo del sindaco, dal 5 ottobre, c'è una manifestazione di interesse per l'acquisto dell'area dove oggi sorgono lo stadio Sant'Elia e le annesse aree di servizio, presentate dal Cagliari calcio. Ma nessuna risposta è ancora arrivata. Punto terzo: nell'ultima riunione ristretta (presenti, oltre al sindaco, gli assessori Campus, Collu e Lorrai) si è sfiorato lo scontro. Tanto che proprio Raffaele Lorrai, titolare dei Lavori, avrebbe contestato la visione del suo collega dell'Urbanistica (Campus) che avrebbe tirato fuori dal cassetto un'estemporanea proposta di studio di fattibilità dell'intero comparto edificatorio. Ipotesi che allungherebbe di mesi l'iter per la cessione delle aree al Cagliari calcio.
LA LETTERA Lo stesso Lorrai lunedì scorso ha scritto una lettera al dirigente comunale Paolo Zoccheddu, chiedendogli di accelerare i tempi per il completamento della relazione tecnica voluta dal sindaco per valutare quale sia il modo migliore per far sì che lo stadio risponda ai requisiti minimi richiesti dall'Uefa per gli Europei. Una missiva nella quale lo stesso assessore ribadisce di non avere altre responsabilità, se non quella di coordinare i lavori della commissione, e prende le distanze da eventuali ritardi che dovessero nascere a seguito di altre eventuali istruttorie di tipo urbanistico.
LA FIGC Un'altra gatta da pelare, che arriva in contemporanea al netto richiamo da parte della Figc: all'indomani della visita in città del dirigente federale Michele Uva, il sindaco aveva preso l'impegno di nominare un referente per i rapporti tra Roma e Cagliari, oltre ad assicurare una pronta definizione della documentazione richiesta. Alla fine il referente (nella persona del Capo di gabinetto Francesco Cicero) è stato nominato solo ieri, mentre sul progetto definitivo per la ristrutturazione o il rifacimento del Sant'Elia tutto tace.
LA RICHIESTA Sul tavolo, dal 5 ottobre, c'è una richiesta ufficiale firmata dal presidente Massimo Cellino: «Siamo disposti a portare avanti un'iniziativa economica totalmente privata, senza alcun onere per il Comune», è scritto nella manifestazione d'interesse presentata dal Cagliari calcio, «vogliamo integralmente riqualificare lo stadio, eliminandone in toto le attuali condizioni di inadeguatezza e di obsolescenza. Il Comune avrebbe solo di che guadagnarci, visto che si sgraverebbe dei costi necessari per rimettere a norma la struttura o, in termini ancora più gravosi, renderla idonea a ospitare partite della massima rassegna continentale, che l'Italia punta a organizzare nel 2016». Cellino fa anche riferimento ai benefici che l'intero quartiere di Sant'Elia ricaverebbe da un lavoro di riqualificazione non solo funzionale ma anche urbanistica: «Anche per evidenti finalità di accesso al credito, intendiamo acquisire la proprietà dell'attuale impianto, onde poterne operare l'integrale rigenerazione». Un termine che ha fatto pensare a un'ipotesi di mera ristrutturazione: «Ma così non è», chiarisce il presidente Cellino dagli Stati Uniti, «lo stadio deve essere abbattuto e ricostruito integralmente. Basta guardare il progetto allegato all'istanza, per capire che la ristrutturazione è impossibile». Il Cagliari calcio, che punta all'alienazione del bene da parte del Comune, fa riferimento a una legge del 2008, che disciplina la materia: «Lo stadio esiste perché qualcuno lo possa utilizzare», fa notare Cellino, «e questo soggetto è senz'altro la squadra di calcio che oggi porta in giro per l'Italia il nome della città. Siamo disponibili a partecipare a una gara pubblica per l'assegnazione dell'area e a impegnarci a utilizzala esclusivamente per fini sportivi, senza altri intenti di tipo privatistico. È chiaro che se anche dopo questa richiesta la situazione non si sbloccherà, sarò costretto a realizzare lo stadio lontano da Cagliari».
IL SINDACO Emilio Floris smentisce che ci siano state tensioni tra assessori e che la macchina comunale sia in ritardo nella gestione della pratica da inviare alla Figc: «Siamo piuttosto preoccupati da alcune cose che non sono ben chiarite nella proposta del Cagliari», chiosa, «ci si chiede sia lo stadio che tutte le aree di servizio annesse. Si tratta di 12 ettari, sui quali esiste una cubatura disponibile di un milione di metri cubi, per un valore presunto di 200 milioni di euro. Non credo che la società voglia spendere tanto. Andrebbe chiarito che l'area richiesta è pari solo a quella che serve per il nuovo impianto e cioè tre ettari e mezzo».
LA LETTERA Lo stesso Lorrai lunedì scorso ha scritto una lettera al dirigente comunale Paolo Zoccheddu, chiedendogli di accelerare i tempi per il completamento della relazione tecnica voluta dal sindaco per valutare quale sia il modo migliore per far sì che lo stadio risponda ai requisiti minimi richiesti dall'Uefa per gli Europei. Una missiva nella quale lo stesso assessore ribadisce di non avere altre responsabilità, se non quella di coordinare i lavori della commissione, e prende le distanze da eventuali ritardi che dovessero nascere a seguito di altre eventuali istruttorie di tipo urbanistico.
LA FIGC Un'altra gatta da pelare, che arriva in contemporanea al netto richiamo da parte della Figc: all'indomani della visita in città del dirigente federale Michele Uva, il sindaco aveva preso l'impegno di nominare un referente per i rapporti tra Roma e Cagliari, oltre ad assicurare una pronta definizione della documentazione richiesta. Alla fine il referente (nella persona del Capo di gabinetto Francesco Cicero) è stato nominato solo ieri, mentre sul progetto definitivo per la ristrutturazione o il rifacimento del Sant'Elia tutto tace.
LA RICHIESTA Sul tavolo, dal 5 ottobre, c'è una richiesta ufficiale firmata dal presidente Massimo Cellino: «Siamo disposti a portare avanti un'iniziativa economica totalmente privata, senza alcun onere per il Comune», è scritto nella manifestazione d'interesse presentata dal Cagliari calcio, «vogliamo integralmente riqualificare lo stadio, eliminandone in toto le attuali condizioni di inadeguatezza e di obsolescenza. Il Comune avrebbe solo di che guadagnarci, visto che si sgraverebbe dei costi necessari per rimettere a norma la struttura o, in termini ancora più gravosi, renderla idonea a ospitare partite della massima rassegna continentale, che l'Italia punta a organizzare nel 2016». Cellino fa anche riferimento ai benefici che l'intero quartiere di Sant'Elia ricaverebbe da un lavoro di riqualificazione non solo funzionale ma anche urbanistica: «Anche per evidenti finalità di accesso al credito, intendiamo acquisire la proprietà dell'attuale impianto, onde poterne operare l'integrale rigenerazione». Un termine che ha fatto pensare a un'ipotesi di mera ristrutturazione: «Ma così non è», chiarisce il presidente Cellino dagli Stati Uniti, «lo stadio deve essere abbattuto e ricostruito integralmente. Basta guardare il progetto allegato all'istanza, per capire che la ristrutturazione è impossibile». Il Cagliari calcio, che punta all'alienazione del bene da parte del Comune, fa riferimento a una legge del 2008, che disciplina la materia: «Lo stadio esiste perché qualcuno lo possa utilizzare», fa notare Cellino, «e questo soggetto è senz'altro la squadra di calcio che oggi porta in giro per l'Italia il nome della città. Siamo disponibili a partecipare a una gara pubblica per l'assegnazione dell'area e a impegnarci a utilizzala esclusivamente per fini sportivi, senza altri intenti di tipo privatistico. È chiaro che se anche dopo questa richiesta la situazione non si sbloccherà, sarò costretto a realizzare lo stadio lontano da Cagliari».
IL SINDACO Emilio Floris smentisce che ci siano state tensioni tra assessori e che la macchina comunale sia in ritardo nella gestione della pratica da inviare alla Figc: «Siamo piuttosto preoccupati da alcune cose che non sono ben chiarite nella proposta del Cagliari», chiosa, «ci si chiede sia lo stadio che tutte le aree di servizio annesse. Si tratta di 12 ettari, sui quali esiste una cubatura disponibile di un milione di metri cubi, per un valore presunto di 200 milioni di euro. Non credo che la società voglia spendere tanto. Andrebbe chiarito che l'area richiesta è pari solo a quella che serve per il nuovo impianto e cioè tre ettari e mezzo».